La psicologa Laura Salvatore e i colleghi Progetto P.I.T.E.R.: videochiamate socio-educative, contro stress da isolamento a famiglie e a bambini per stimolare funzioni cognitive

NAPOLI – In tempo di Coronavirus, il mondo che ruota attorno alle famiglie italiane è messo a dura prova. Il logorio di queste lunghe giornate, la convivenza forzata che in alcuni particolari momenti del giorno può rivelarsi anche critica, se non quasi insopportabile, porta certamente a una situazione in cui si registra un alto tasso di stress che, secondo gli esperti, può sfociare in problemi di varia natura, dall’ansia alla insofferenza, perfino al desiderio di evadere e allontanarsi da quei contesti famigliari che invece vanno garantiti, supportati e rinforzati. Questo è quanto è emerso dalle prime attività e dalle prime valutazioni dello staff coinvolto nel Progetto P.I.T.E.R., coordinato da Simona Planu (Project Manager) e già impegnato nel territorio, con i suoi percorsi di inclusione sociale che vedono come protagonisti i bambini, i ragazzi, i giovani e le famiglie del popoloso Rione Sanità. A tal proposito, l’attività della psicologa del progettoLaura Salvatore (psicologa della riabilitazione e membro dell’American Psychological Association e della Sezione 22 Rehabilitation Psychology) non si è certo fermata dinnanzi all’emergenza Covid. A tal proposito, la dottoressa Laura Salvatore e i colleghi del progetto PITER sono “già pronti a intensificare il proprio apporto educativo e sociale, con una serie di interventi di natura volontaria che mirano a offrire un valido strumento alle famiglie, non solo allo scopo di abbattere lo stress e distogliere l’attenzione dall’ambiente esterno fonte di pericolo, in quanto causa di contagio, ma anche per portare, soprattutto nei bambini, uno stimolo alle loro funzioni cognitive, come l’attenzione, la memoria e il linguaggio. Questo perché -spiega la psicologa-è risaputo che in momenti di forte stress, queste funzioni basilari per la nostra vita e il per nostro adattamento sono indebolite e quasi messe a repentaglio. Ecco che c’è bisogno di intervenire e immediatamente”Perché sostiene che c’è bisogno di intervenire e immediatamente? “Secondo i miei colleghi psicologi del Child Trauma Training Center dell’Università del Massachusetts, i bambini sono i più vulnerabili all’impatto emozionale degli eventi traumatici che intaccano la loro vita quotidiana. E considerato che a causa di questa pandemia, la vita di tutti è cambiata, anche i bambini devono affrontare cambiamenti drastici nella loro routine. E questo può interferire con il loro senso di sicurezza personale. I bambini sono abili osservatori e reagiscono allo stress dei genitori e delle persone vicine: alle spiegazioni sul Covid possono reagire con paura, tristezza o rabbia, ma anche con preoccupazione sia per la salute dei propri cari e sia per come potranno reperire cibo e vestiario… tutti elementi che in loro generano una comprensibile incertezza sul futuro. Alcuni bambini diventano irritabili, altri richiedono più attenzioni o hanno difficoltà con la cura di sé, il sonno e l’alimentazione“. Ma in particolare cosa vi preoccupa? “Molti bambini alla fine della quarantena rischieranno di sviluppare problemi da stress acuto, ansia e depressione, soprattutto se già in condizione di fragilità in precedenza. Ed essere vicini emotivamente ai bambini, non lasciarli esposti alle continue notizie dei mezzi di informazione, impegnarli in attività creative, stimolare l’attenzione e supportarli nel potersi connettere con il mondo esterno… grazie alle Videochiamate… sono le indicazioni che ci danno i miei colleghi psicologi che fanno parte della comunità scientifica internazionale. Proprio in questo senso stiamo lavorando con il progetto P.I.T.E.R., proponendo un intervento all’altezza della situazione”. Quali metodologie state pianificando? “Ci stiamo adoperando per dare il massimo ai bambini del Rione Sanità e alle loro famiglie. A tal proposito stiamo attivando diversi interventi insieme ai nostri operatori e ad altre associazioni del territorio. Tra questi anche un intervento che prevede l’attivazione di un laboratorio via Webcam, che si basa sull’utilizzo di una ‘casa in miniatura’ per la stimolazione dell’attenzione che ho ideato e brevettato, portando l’Italia ad essere ancora una volta innovativa e prima nel mondo!”. E in che modo: “Abbiamo attivato dei lavoratori con i bambini del progetto P.I.T.E.R. e con le loro famglie, tutte residenti nel Rione Sanità, con i quali si sta facendo un lavoro specifico di tipo psicoeducativo, proposto sotto forma di gioco”. Ci spiega meglio? “Si tratta di attività ludiche che consistono nello stimolare la curiosità, l’attenzione, la fantasia e l’espressione delle emozioni dei bambini che, nell’interazione con l’operatore che sta dall’altra parte delle webcam, possono trarre un beneficio grazie al quale alla fine della emergenza Covid supponiamo essere un elemento di protezione e prevenzione da danni derivanti appunto dallo stress”. Come si svolge questa interazione? “Gli educatori e gli operatori del progetto P.I.T.E.R. si collegano, grazie a una Videochiamata, con i bambini che dalle rispettive case interagiscono con gli altri bambini, potendo così allentare la morsa dell’isolamento dagli altri coetanei e mantenendo il legame instaurato all’inizio del progetto con l’operatore di riferimento”. Quali sono i tempi? Questi incontri, a seconda del laboratorio, si svolgono una o due volte a settimana. Un altro aspetto positivo di questa metodologia è che il lavoro fatto non viene perso, anzi verrà continuato anche dopo la fine della quarantena”. Perché definite innovativa questa metodologia comunicativa con i bambini? Questi interventi via Webcam sono già stati sperimentati inizialmente in Paesi esteri e da pochi anni, soprattutto in occasione di questa preoccupante emergenza, sono stati adottati anche in Italia… E per la prima volta è stata da noi importata anche in questa popolosa porizione di territorio napoletano, proponendo un modello educativo che si avvale di strumenti informatici ma non solo… La nostra innovazione è quella di utilizzare metodologie e fornire materiali che permettono di lavorare anche sulle funzioni cognitive dei bambini in gruppo”.   Salvo Cona ___ Questo è quanto si legge nel sommario e nell’articolo del 18 aprile 2020, pubblicato da ilsolidale.it  (fonte notizia) —> https://www.ilsolidale.it/post.php?a=4759