Il buon Claudio Nasti, col progetto P.I.T.E.R. Il giovane cantautore Maldestro lo definì “l’uomo che anticipò il futuro”

NAPOLI – «Nelle aule ho passato gli anni peggiori della mia vita, i docenti non sono mai stati capaci di stabilire un rapporto con me. Avevano pregiudizi per il mio cognome… Un insegnante ha in mano il destino di un ragazzo, ma spesso non è capace di gestirlo… Uno solo c’è riuscito. Si chiama Claudio Nasti ed è diventato il mio fratello maggiore. Di lui mi sono innamorato: mi ha insegnato a vivere, mi portava spesso fuori, si curava di me al di là dell’orario scolastico. È un campione di judo, allenatore di Maddaloni, e ha fatto parte dalla squadra sportiva delle Fiamme Gialle, poi ha studiato educazione motoria ed è diventato insegnante. Per me è stato prezioso, ma uno su mille non basta, non può bastare». A parlare di lui è stato Antonio Prestieri, oggi trentaduenne anni, in arte “Maldestro” (figlio di Tommaso Prestieri ex boss di Secondigliano) che l’anno scorso ha partecipato a Sanremo Giovani, mostrando le sue qualità di cantautore “capace di incassare un premio dopo l’altro”. Il testo sopra riportato è estrapolato da un articolo pubblicato nelle pagine del quotidiano Il Mattino di Napoli, venerdì 8 Luglio 2016, e che a parer mio si rivela emblematico per iniziare a parlare del buon Claudio Nasti, a cui lo stesso “Maldestro” ha dedicato il suo cd “I muri di Berlino”, scrivendo: “Dedico questo album a Claudio Nasti, l’uomo che anticipò il futuro”. Un futuro fatto di speranza, di fiducia, di umanità e di coraggio. Doti umane che Claudio ha deciso un giorno -precisamente dopo l’amicizia con il giovane Antonio Prestieri- di mettere a disposizione dei giovani napoletani che sono alla ricerca di se stessi e hanno bisogno di un aiuto e di un riferimento importante e decisivo per ritrovare la retta via, smarrita per tanti motivi. Un obiettivo che Claudio Nasti si prefigge da sempre tanto da prodigarsi ogni giorno nei confronti di quei giovani difficili, riuscendo a vincere le loro iniziali resistenze e diffidenze e riuscendo a guadagnarsi la loro stima e la loro fiducia, rendendoli sicuri di aver trovato in lui quella persona giusta che non li abbandona, non li tradisce e soprattutto non li sfrutta e li manda allo sbando, alla ricerca del nulla, in un mondo cupo dove magari l’illegalità  fa da padrona. E Claudio questo non lo accetta. Anzi, salutando positivamente la possibilità di far leva sul Progetto P.I.T.E.R. (Percorsi di Inclusione Territoriale ed Empowerment nel Rione Sanitànato da un’azione di co-progettazione messa in atto dalla Municipalità III del Comune di Napoli e dal Ministero dell’Internovoluto e incentivato dal territorio e dalla Prefettura di Napoli, l’ambizioso Progetto di natura prototipale, gestito dalla Cooperativa “San Francesco” s.c.s. e dal Consorzio “Luna” s.c.s., il professore Claudio Nasti ritiene che tale strumento educativo e formativo possa tornare utile, soprattutto a tutti quei giovani che possono aspirare a migliorare la propria qualità di vita e avere la possibilità di un vero riscatto personale, umano e sociale. E in questo gioca molto il mondo della scuola, dove Nasti si trova a suo agio, essendo un docente di sostegno. A tal proposito, racconta di aver lasciato la divisa di militare della guardia di finanza e aver deciso di vestire i panni dell’educatore quando era appena trentenne. Voleva già aiutare gli studenti con difficoltà psichiche e fisiche, scoprendo però che c’erano anche altri giovani che avevano anche loro delle difficoltà da superare, seppur dovute a privazioni di affetti o all’assenza di quella stima che li facesse sentire importanti, unici e validi… insomma, quei futuri cittadini di domani, pieni di valori e di una grande voglia di rinascita che permettesse loro di affermarsi senza se e senza ma, grazie solo alle proprie forze e alla proprie capacità. E non per l’appartenenza alla criminalità che certamente non gli permette di essere veramente se stessi. In questa lotta, Claudio Nasti si è affiancato anche ad Antonio Cesarano e a Franco Di Martino che con impegno e senza lesinare sforzi portano avanti entrambi attività che mirano ad aiutare i giovani del Rione Sanità di Napoli, aiutandoli a non fare passi falsi e vivere bene la propria vita, senza problemi e superando insieme le difficoltà che la vita di ogni giorno gli presenta. “Però –per Claudio- anche la scuola deve fare la propria parte. E spero –aggiunge il volenteroso docente- che attraverso questo progetto mi si dia la possibilità di poter lavorare ancora meglio nelle scuole di ogni ordine grado che ci sono nel rione Sanità di Napoli. E in base alle mia esperienza, vale la pena tentare di individuare questi giovani per proporgli un progetto rieducativo di sicuro effetto come il P.I.T.E.R., da considerare un validissimo strumento di avvicinamento educativo e di comportamento sociale da seguire in questa porzione di territorio, certo che esso ci permetterà di raggiungere ambiziosi e lungimiranti risultati”. Nasti però è convinto che si debba agire non in modo generalizzato o come dice lui “a largo raggio”, ma in modo mirato: insomma per lui va bene che “la montagna vada da Maometto e non viceversa”. E poi, il suo compito e il compito di chi opera attraverso il progetto P.I.T.E.R. deve essere quello di “lasciare il segno in quei giovani da cui si attendono risultati tangibili… trasformandoli in un vero e proprio fiore all’occhiello per questo popoloso e storico quartiere napoletano che merita molto di più di quello che ha”. Per questi motivi, Claudio Nasti, l’uomo che anticipò il futuro è convinto che non si debba ancora più perdere tempo prezioso e si debba lavorare con tenacia per combattere il disagio che impera e che attanaglia i giovani del Rione Sanità, guardando a un recupero della persona e di quei valori smarriti, aiutandoli ad abbandonare percorsi di vita sbagliati, apparentemente forieri di immediati riscontri economici, ma che in realtà non sono altro dei miraggi in un deserto sociale che invece ha bisogno di giovani non arroganti e distruttivi, ma propositivi e pieni di qualità… Quelle qualità che Claudio Nasti si ostina a cercare pazientemente in loro, perché per lui vi sono in ognuno di loro! Basta convincerli che sia così e poi scopriranno da soli di essere migliori e pieni di qualità. E’ ovvio che in tutto questo si rivela fondamentale anche il ruolo delle istituzioni, così come spiega Nasti  “il cui compito è quello di non far mancare la loro presenza, magari sforzandosi di trovare quelle soluzioni utili per dare anche una semplice sede o un luogo di ritrovo per giovani che vogliono ritrovarsi, parlare, sfogarsi, sbloccarsi, creare e costruire il loro futuro, con attività e progetti da realizzare in favore della comunità che popola il Rione Sanità di Napoli. E per dimostrare che ci sono stati dei giovani che hanno scelto di seguire i miei consigli e con le loro forze e la loro volontà sono riusciti a realizzare i propri progetti e il loro sogno, ho piacere che si pubblichi una foto con Antonio Prestieri (in arte Maldestro) e Paolo Trosie del Cavone di piazza Dante che come Antonio ha vinto la sua battaglia: oltre ad essere diventato manager della McFIT di piazza Municipio, Paolo è stato eletto consigliere comunale alla II Municipalità di Napoli”.   Salvo Cona ___ Questo è quanto si legge nel sommario e nell’articolo del 14 aprile 2020, pubblicato da ilsolidale.it  (fonte notizia) —> https://www.ilsolidale.it/post.php?a=4745