Il papà di Genny Cesarano ricorda suo figlio. Il signor Antonio risponde alle domande dei bambini del Progetto P.I.T.E.R.

NAPOLI – I bambini del progetto P.I.T.E.R. hanno avuto l’opportunità di intervistare il signor Antonio Cesarano, papà di Genny, per conoscere più da vicino la sua storia e l’associazione fondata in sua memoria. Lei ha fondato l’ associazione Un popolo in cammino per Genny vive in memoria di suo figlio. Quali obiettivi si prefigge? “L’associazione nasce nel 2015 all’indomani della morte di Genny ed è stata chiamata così per indicare un popolo che si ribella con sdegno all’uccisione di una vittima innocente e vuole essere una sorta di riscatto, un cambiamento totale affinchè episodi come quelli accaduti a Genny non capitino più”. Sappiamo che si è svolta una fiaccolata al rione Sanità in memoria di Genny. Tutto il quartiere è sceso in piazza. E’ un fatto storico, non si era mai visto nulla del genere nel quartiere, si è sentito virtualmente avvolto in un abbraccio? Compresi nel vostro dolore? “E’ stato molto emozionante vedere tante persone che si sono mobilitate per ottenere verità e giustizia per Genny. E’ una cosa contro natura perdere un figlio, e sentire il supporto di così tanta gente che ha condiviso il mio stesso dolore, è stato molto toccante”. Molte sono state le onorificenze (statua, quadro, fiaccolate e altro ancora) e le manifestazioni fatte in onere di Genny, quale l’ha colpita di più ? O a quale si sente più legato? “Nel museo di Capodimonte, uno dei più belli al mondo, c’è una mostra permanente dedicata a Genny composta da quattro quadri dipinti da Paolo La Motta. Io non posso più avere indietro mio figlio, ma cose come questa rappresentano per me un momento di serenità e mi infondono speranza per andare avanti”. Don Ciotti in occasione della presentazione della vostra associazione ha sottolineato l’importanza della memoria. Lei cosa ne pensa? Quanto è importante fare eventi come quello di oggi per tenere viva la memoria delle persone? “E’ importante ricordare per non dimenticare perché nessuno può ridarti Genny. Solamente tenendo la memoria in vita, e perseguendo un cammino di memoria che faccia riflettere le persone e riesca a smuovere le loro coscienze, la morte di mio figlio non sarà stata vana”. Cosa si può fare per i ragazzi di un quartiere tanto bello quanto difficile come il rione Sanità? “La mia è diventata una vera e propria missione fondata sull’educazione alla legalità perché so che ci sono tanti bambini in questo quartiere che hanno bisogno di una possibilità attraverso la scuola, attraverso i laboratori e attraverso l’educazione. Il mio primo impegno è proprio condividere la memoria e fare qualcosa per il prossimo soprattutto per i giovani che rappresentano il nostro futuro”.   I bambini del Progetto P.I.T.E.R.